The Winery Dogs @ Crossroads Live Club – Roma 2016

Cliente: EGproduction

The Winery Dogs, 12 febbraio 2016

The Winery Dogs - Il trio Hard Rock americano sbarca nella capitale

I The Winery Dogs si sono esibiti al Crossroads Live Club per l'unica tappa italiana del loro tour europeo, che ha registrato un immancabile sold out. La band, composta da Richie Kotzen (voce/chitarra),Billie Sheehan (basso) e Mike Portnoy (batteria), ha intrapreso un tour per promuovere anche in Europa il suo secondo album, Hot Streak, pubblicato ad inizio di ottobre 2015.

"Con un sold-out annunciato da settimane, per la prima volta a Roma arrivano The Winery Dogs, il fantastico trio composto da Richie Kotzen, Billy Sheehan e Mike Portnoy. In una splendida location come quella del Crossroads, i tre portentosi artisti hanno incantato i tantissimi presenti con le loro magie e giochi di prestigio, dando vita ad uno show che difficilmente, chi ama la musica, potrà dimenticare.
Ad aprire il programma della serata arrivano dall’Inghilterra gli Inglorious, neonata band pronta già al debutto discografico tra pochi giorni, infatti il loro primo omonimo album uscirà il 19 febbraio per la Frontiers Records: decisamente un ottimo acquisto per l’etichetta italiana. E sì, perché i cinque ragazzi hanno un gran tiro ed il piglio giusto per affermarsi in un mondo così vasto come quello musicale, merito anche di un peperino svedese chiamato Andreas Zäta Eriksson (meglio conosciuto ai più come Adde Zäta) che, lasciati i Crazy Lixx, ha preso la sua chitarra e si è avventurato in questa nuova esperienza oltremanica.

Già dalle prime note si mettono in mostra le qualità di una band che fa del rock duro il suo pane quotidiano e riuscendo anche a dare diversi sapori alla loro proposta, con qualche spruzzatina di blues qui e un di po’ heavy là.
Belle sonorità ed ottimo songwriting, prova ne è che l’iniziale “Until I Die” ci lascia a bocca aperta sorprendendoci per la loro immediatezza e semplicità d’esecuzione, con la graffiante e grintosa voce di Nathan James che ci dà quella giusta carica per farci subito appassionare alla loro musica.
Giusto, la loro musica: hard corposo con quelle sfumature blues e un pizzico di melodia che a tratti ricorda i Whitesnake era Micky Moody (sarà un caso che la casa discografica sia la stessa del serpente bianco?), tant’è che un po’ tutte le loro canzoni risentono di queste influenze e tanto per non smentire inseriscono in scaletta anche un paio di cover dell’orbita Purple Family, come ad esempio “I Surrender” (nota per essere stata suonata dai Rainbow) e poi più avanti, durante il set, anche “Lay Down, Stay Down” dei Deep Purple (Mark III, ovviamente).
Riff di chitarra arricchiti dagli ottimi interventi di Andreas che si alterna con Wil nel ruolo di chitarra solista, disegnando così piccoli ricami preziosi su pezzi come “Bleed For You”, “Warning” o l’intensa “Girl Got A Gun”. Chiudono una perfetta performance con “Unaware” dandoci appuntamento al Frontiers Festival ad aprile e raccogliendo tantissimi e meritati applausi: chapeau!

Il Crossroads è così affollato che non c’è spazio nemmeno per uno spillo, persone giunte qui da ogni dove (si sente parlare addirittura spagnolo), tutti ad ammirare i magnifici tre: The Winery Dogs! Non c’è bisogno di tante presentazioni, ognuno di loro può vantare un “pedigree” (mi perdonerete l’associazione di parole, ma trattandosi di “cani”…) che ne attesta l’indiscusso valore: Sheenan esploso con i Talas, poi reclutato dagli Ufo e fondatore dei Mr.Big (dove incontrò, nel corso degli anni, anche Kotzen) e di altri mille progetti; lo stesso Richie, “ragazzo prodigio” assoldato dai Poison e poi entrato a far parte, appunto, dei citati Mr.Big ed in seguito intraprenderà una lunga carriera solista; infine Portnoy, uno dei più grandi batteristi esistenti ben conosciuto da tutti per la sua militanza nei Dream Theater. Pensate che possa bastare per essere sicuri che la serata riesca nel migliore dei modi? Beh, la risposta l’ha data il numeroso pubblico presente, pronto ad assistere allo Spettacolo (con la S maiuscola) che darà questo Supergruppo.
Accolti da una vera e propria ovazione, eccoli entrare e partire con “Oblivion” ed è subito l’apoteosi. Il loro sound si rifà a quel classic rock, che trae origine dai Led Zeppelin ed Hendrix, miscelandolo ad elementi a tratti funky, avvicinandosi così molto a quelle sonorità create dai mitici Grand Funk Railroad, dai quali traggono sicuramente la maggiore ispirazione, senza dimenticare il fatto che anche la band di Mark Farner inizialmente era anch’essa un trio…
Ma non sono tanto i brani a lasciare il segno, quanto la tecnica che pervade e circonda la scena: pura classe inimitabile!
Canzone dopo canzone ci si immerge in quel mondo fatto di funamboliche ed acrobatiche esibizioni che neanche al circo Togni vedremo mai eseguire. Così sulla coinvolgente proposta sonora di pezzi come “Captain Love”, “Hot Streak o “Time Machine”, tanto per citarne alcuni, i nostri danno un saggio della loro esperienza extra-terreste e la mettono al servizio di noi poveri umani, con gli assoli di Kotzen che con gusto e personalità sale in cattedra e “recita” con le sue dita dei versi divini: pura poesia per le nostre orecchie. Il buon Richie ci avvolge anche con la sua calda voce, come sull’acustica “Fire”: emozionante!
La sinergia tra loro è sorprendente, nulla è dato al caso, un perfetto meccanismo di ingranaggi che non sbaglia nulla e non si perde una battuta (al massimo qualche bacchetta di tanto in tanto…), nemmeno fosse un orologio svizzero e Portnoy è il metronomo che detta il ritmo con le sue impossibili evoluzioni sui tamburi: il suo solo alla batteria è qualcosa di straordinario. E poi sul finale di “The Other Side”, continua a giocherellare con le bacchette su qualsiasi cosa possa essere colpito: aste, tralicci, transenne e persino il basso del suo compagno di avventura.
Il palco del Crossroads diventa così una vetrina dove poter ammirare questi tre gioielli, uno più prezioso dell’altro, tra i virtuosismi tecnici proposti da Billy (che vidi per la prima volta live nel 1983 con gli Ufo), che ancora una volta di più dimostra di meritare l’appellativo di “Eddie Van Halen del basso”, e l’articolata fluidità (sembra un controsenso) sulle sei corde di Richie, per poi completarsi con vari botta e risposta per dei duetti dalla incomparabile unicità: due fantasisti delle corde.
Con “Elevate” salutano temporaneamente tutto il pubblico e lasciano la scena, per poi tornare e regalarci qualche altro minuto di emozionanti sonorità con “Regret”, dove Richie ci accarezza col suo piano elettrico (come aveva già fatto poco prima in “Think It Over”), e poi chiudere con la più frizzante “Desire”.
La standing ovation è d’obbligo dopo una prestazione così esaltante e coinvolgente di tre artisti che hanno regalato, finalmente, una serata di musica vera al pubblico romano, grazie all’ottimo lavoro che la Rock n’Roll Eventi e il Crossroads hanno fatto per portare queste stars nella capitale. "

Setlist:

  1. Oblivion
  2. Captain Love
  3. We Are One
  4. Hot Streak
  5. How Long
  6. Time Machine
  7. Empire
  8. Fire (Richie Kotzen acoustic solo)
  9. Think It Over
  10. Mike Portnoy drums solo
  11. The Other Side
  12. Billy Sheehan bass solo
  13. Ghost Town
  14. I’m No Angel
  15. Elevate

encore:

  1. Regret
  2. Desire

Rockberto Manenti per metalrock.romadailynews.it

 

Foto di Roberto Scorta


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