The National @ Cavea Auditorium – Roma

30 Giugno 2013

The National alla Cavea dell’Auditorium è sold out da settimane. Oggi si trovano nella stessa posizione occupata dai R.E.M. negli anni Novanta. The National non sono animali da palcoscenico, ma persone normali, fatta eccezione per i bagni di folla che il tuttora stralunato vocalist Matt Berninger si riserva un paio di volte durante lo show. The National da cinque che erano si propongono in sette: dietro a Berninger, ai gemelli Dessner e ai fratelli Devendorf agiscono il trombettista Kyle Resnick e il trombonista Benjamin Lanz che conferiscono ulteriore vigore al sound. Squalor Victoria, da Boxer, è il brano con cui si aprono le danze di fronte a un pubblico che riserva loro un trattamento da grandi star, a giudicare dai boati di apprezzamento che si levano da tutta la Cavea e dai regali che Matt Berninger riceve dalle prime file. I Should Live In Salt e Don't Swallow The Cap e l’atmosfera inizia a farsi intensa. Berninger e Bryce Dessner provocano il pubblico fin dall’inizio, bastano però Bloodbuzz Ohio e Mistaken For Strangers per far scatenare il finimondo, tutti in piedi. The National sono diventati una macchina capace di alternare a piacimento il pulsante della morbosa malinconia e quello della rabbiosa disperazione. The National erano grezzi, spontanei e caotici, oggi quello dell’Auditorium è uno show pressoché perfetto. Una questione anche di repertorio, perché otto anni fa Pink Rabbits e Sorrow non le avevano ancora composte. Fake Empire, forse il loro brano universalmente più conosciuto, chiude in gloria la prima parte del concerto. Il clou della serata è il momento in cui viene eseguita la “vecchia” Mr. November (da Alligator), quando  Matt Berninger si getta in mezzo al pubblico. The National alla Cavea è un trionfo. Poi, dopo Terrible Love, tutti e sette i musicisti si spostano verso il bordo del palco e come fossero in un piccolo club iniziano a suonare in acustico Vanderlyle Crybaby Geeks (il brano che chiude High Violet), chiedendo di cantarla al pubblico che non si fa pregare, e la Cavea si trasforma in un gigantesco karaoke. - powered by Kick Agency -