Morrissey @ Atlantico Live – Roma 2014

Cliente: The Base

13/14 Ottobre 2014

(fonte www.nerdsattack.net di Piero Apruzzese & Andrea Lucarini, foto Daniele Bianchi, Max Marcocciawww.loudvision.it )

«Il miglior Morrissey stasera emerge tra le pieghe ironiche di ‘Trouble Will Find Me’ e dalla tripletta incredibile di ‘To Give (Is The Reason I Live)"

E non possiamo non esserci ancora con Morrissey, la sera di lunedì, al Palazzetto di Viale dell’Oceano Atlantico per il primo dei due concerti romani: diversa venue, diverse sensazioni. Perquisizione delle borse, controllate non alla ricerca di oggetti contundenti, ma di carne e pesce, vietati come da richiesta dello stesso artista e rammentato dai cartelli che tappezzano la venue. Che poi raramente in una sala concerti al chiuso si siano viste persone pasteggiare con hamburger o pescispada è un altro discorso, questo però è uno dei pochi casi in cui non è il cliente ad avere ragione, ma l’artista, anzi Morrissey, a prescindere. Volontà del boss. Dopo aver trafugato, in un impeto di foga ed egoismo, uno dei tanti maxi poster che abbelliscono le porte d’ingresso del locale, siamo pronti a varcare le soglie, con largo anticipo.

Calca non ce n’è poi tanta e ci è subito chiaro che, nonostante il sold out dichiarato da giorni, non saremo poi così stretti. Sul palco c’è un grande telo sul quale vengono proiettate immagini di cantanti di epoche passate e sketch. Il pubblico, in aumento, si sollazza ma non si esalta, almeno fino a quando gli altoparlanti non sparano ‘The Bullfighter Dies’, accompagnato da frammenti video tratti da varie corride, le prime con l’uomo che ha la meglio sull’animale, le successive con il toro che si ribella ed incorna, anche in maniera violentissima, il matador. “Certo che dimostrerebbe un gran carattere se facesse ‘Margaret on the Guillotine’” (dedicata con tanto odio alla Thatcher, passata a miglior vita alcuni mesi fa), diciamo al vicino di posto che annuisce. Due secondi dopo appare, formato gigante, la foto della Lady di Ferro sul maxischermo, intenta a fare il dito medio con entrambe le mani.

Ora sì che è il momento, le luci si spengono completamente ed eccoli là, Steven Patrick e la sua band, Lui in camicia grigia, loro in camicia bianca e bretelle. C’è ‘The Queen is Dead’, mentre la Thatcher lascia il posto al Principe William e Kate Middleton con l’emblematica scritta UNITED KING-DUMB a coprirgli la pancia. Un inizio senza peli sulla lingua e con una capacità vocale e scenica immutata, nonostante i suoi ben noti problemi di salute. “Fantastica!” è la sua prima frase in italiano, che raccoglie l’eredità del “Mamma Roma” ripetuto per ben tre volte, due anni fa, all’ingresso sul palco dell’Auditorium. Ancora ‘The Bullfighter Dies’ inaugura la sequenza di brani estratti dal nuovo album, ‘World Peace Is None Of Your Business’, arrivato dopo un’attesa di ben cinque anni e di infinite polemiche, prima per la mancanza di label interessate e poi per il licenziamento di Morrissey annunciato dalla Harvest, accusata di non aver promosso adeguatamente il disco.

Ciò che emerge, ancora una volta e Narciso o meno, è la fiducia che Morrissey ripone nei nuovi brani, proposti senza soluzione di continuità nella serata al punto da occupare metà della scaletta: la verità è che il disco, pur carino, pecca di latinismi e banalità abbondanti. Ma come resistergli? Come pensare di non cedere a quel fascino solo appena frustrato dal passar del tempo, quella voce suadente e quelle movenze così vere, quelle mani e quelli sguardi concessi alle prime file? “So che vorreste dirmi tante cose ma adesso sono io che devo dirvi qualcosa” e attacca la dolce nenia di ‘Earth Is The Loneliest Planet’. Ma ogni considerazione, parere, opinione non può che sbriciolarsi di fronte ancora una volta a ‘How Soon Is Now?': un solo brano per far riemergere dal cassetto dei ricordi pomeriggi, settimane, mesi e anni interi di ascolti ed emozioni, ovunque e idealmente sotto il cielo plumbeo di Manchester, sempre con quella voce che può contorcere l’anima ed esplorarne ogni angolo fino a farci sentire soli anche in una sala con duemila persone o riscaldarci con l’abbraccio agrodolce di ‘I’m Throwing My Arms Around Paris’.

Il miglior Morrissey stasera emerge tra le pieghe ironiche di ‘Trouble Will Find Me’ e dalla tripletta incredibile di ‘To Give (Is The Reason I Live)’, con tanto di titolo ripetuto una volta finito il brano come a voler dire “Questo è ciò che sono!”, l’immancabile, squassante e disturbante ‘Meat Is Murder’ con atroci video e  lo stesso Morrissey a guardar con le mani nei capelli e quella ‘Speedway’ che è forse il brano migliore di tutto il concerto. Prima di vedere uscire di scena il chitarrista Jesse Tobias e il bassista Solomon Walker, già debitamente presentati assieme al fido Boz Boorer, Matt Walker e la new entry Gustavo Manzur, vedere le luci abbassarsi e un faro illuminare Lui e solo Lui. Per colpirci, ammaliarci, conquistarci ancora una volta con la delicata, malinconica, avvolgente ‘Asleep’, l’ultimo recupero concesso stasera dal patrimonio Smiths, il brano con cui davvero tiriamo in alto cuori e sorrisi.

L’unico bis concesso da Morrissey, con tanto di camicia (appena cambiata e oggettivamente orrenda) offerta in pasto al pubblico prima di lasciare definitivamente lo stage è ‘Everyday is Like Sunday’. Dopo non c’è tempo per stupide constatazioni su durata o scaletta, Steven Patrick Morrissey è questo, è sempre stato questo, prendere o lasciare. E noi lo sappiamo e stasera abbiamo un’altra certezza: non saranno malattie o concerti cancellati a farci desistere, che sia o meno il tuo ultimo tour non importa, we’ll always stay true to you, Steven Patrick. E anzi, ci vediamo pure domani sera.

E' unico, sentire Morrissey presentarsi stavolta con “Un privilegio!” al pubblico romano a cui dedicherà la più romana delle sue canzoni, ‘You Have Killed Me’ pur privata delle menzioni di “Accattone” e Anna Magnani e unica variazione apportata alla scaletta. Alla platea, Morrissey, racconterà anche di un brano che si chiama ‘I Know It’s Over’ facendomi sobbalzare solo ripensando ai brividi di due anni fa. Purtroppo, però, dirà anche di non volerla mai più cantare: “quel brano è stato ispirato da una canzone di Rita Pavone…se la ascoltate, noterete due melodie simili. Adesso canterò un’altra canzone. E non è di Rita Pavone” prima di attaccare ‘Kick The Bride Down The Aisle’. Rispetto a lunedì, una sera più tranquilla, con meno pubblico, un po’ in tono minore e chiusa con il pubblico di Morrissey che prende d’assedio la sua auto parcheggiata subito fuori dalla sala, sperando in una sua apparizione. - powered by Kick Agency