Mogwai @ Auditorium PdM Roma 2014

Cliente: The Base

25 Luglio 2014

(fonte www.outsidersmusica.it di Azzurra Sottosanti,  foto di Roberta CamilliKimberley RossPasquale ColosimoRoberto Panucci + vari)

«Lei ha fatto con Mogwai quello che vostra società fa con tutti i doni di Madre Natura."

Sono i Mogwai, una delle band che più di ogni altra è riuscita, nel corso della sua carriera, ad influenzare ed innovare il cosiddetto genere post-rock. «Lei ha fatto con Mogwai quello che vostra società fa con tutti i doni di Madre Natura. Voi non potete capire, non siete ancora pronti» ammonirebbe Mr. Wing, il negoziante cinese de I Gremlins. Non so a voi, ma a me pare che questa citazione racchiuda un po’ il senso e la poetica dei Mogwai. Una band che – a detta dello stesso Stewart Braithwaite – sembra vivere al di fuori dal mondo della musica come viene concepita oggi, una band dalla carica espressiva talmente complessa da risultare non di rado di difficile comprensione anche ad orecchie finissime. Per la rassegna Luglio Suona Bene 2014 all’Auditorium Parco della Musica il quintetto scozzese ha dato vita ad un live show dal potere psicotropo. La scenografia, firmata da Dave Thomas, è quella simil-esoterica di Rave Tapes: un doppio occhio incastonato in una geometria di linee ci fissa dal fondo del palco, trasportandoci immediatamente in un’atmosfera psichedelica; tre grandi esagoni posti su diversi livelli sopra lo stage contribuiscono a dare tridimensionalità alla scena, animati da giochi di luce che disegnano sulla cavea arabeschi e rose lisergiche. L’incipit è affidato a Heard About You Last Night, dolce e solenne first track dell’ultimo album. Poi subito indietro nel tempo con Friend of the Night.

Ha inizio il good trip allucinogeno che ci condurrà fino alla fine del concerto. Anafore musicali e melodie alienanti, su riff di chitarra potentissimi e penetranti fino al midollo. Un’altalena di emozioni, tra momenti distensivi e deliri strumentali, digressioni e feedback, giochi ritmici di chitarre e sintetizzatori, tra pezzi vecchi (Take Me Somewhere Nice con Luke Sutherland al violino; How to Be a Werewolf; Christmas Steps, con quell’esplosione improvvisa dell’intro ipnotica; Rano Pano; New Paths to Helicon Pt.2; Hunted by a Freak; Mogwai Fear Satan) e nuovi (Master Card, Deesh, Remurdered). I brani di Rave Tapes dal vivo suonano come liberati: percussioni e sonorità elettroniche risultano di gran lunga più incisive, chitarra, basso e batteria debordanti. Il risultato è una stupefacente organicità musicale; un flusso di (in)coscienza lungo quasi due ore, alla fine del quale si ha l’impressione di essere usciti da uno stato di trance, a metà tra l’estasi e la pura fattanza. Sul bis la band ci regala la prima parte di Helicon e la vecchia cara Batcat. Forse i Mogwai non moriranno mai, ma i loro fan sì. Di piacere. - powered by Kick Agency -