Korn @ Rock in Roma 2013

Cliente: THE BASE

25 Giugno 2013

L’ultima volta che i Korn giunsero nella capitale, nel bel mezzo di un circolo vizioso-promozionale, era il 2011. Stavolta niente nuove nascite (anche se è in arrivo un disco di inediti per settembre 2013), ma solo un salto nel passato old school, un racconto di ciò che era. I Korn l’hanno chiamato Head Reunion Tour. È partito il 15 maggio dalla Pennsylvania e al centro vede proprio lui: Brian (Head) Welch che torna finalmente a mettere le sue dita cristianamente tatuate al loro posto:  sulla chitarra dei Korn. Si parte alle 20.00, con i Love And Death (evoluzione del progetto solista di Brian Welch) e i Bullet For My Valentine, ma è con i Korn che si comincia sul serio. Batteria mastodontica, come al solito, imponente set di luci e light show, una striscia di schermo gigante. Buio. Parte l’intro, tra cupe schegge di video e insert vocali tra l’allarmato e l’apocalittico. Nessun equivoco. Si comincia con Blind per quella che sarà una scaletta di grandi successi, soprattutto dai primi album della band, e con qualche sorpresa per buongustai. L’imponente impianto audio rimanda bordate di bassi sismici e chitarre non insozzate da distorsioni non volute: diventa perfetto quando il fonico, a metà concerto, si ricorda di alzare un pochino il volume della voce. Segue Ball Tongue, tanto per ricordarci che il bassista Reginald Arvizu sa a memoria le lezioni di Les Claypool dei Primus. Cornamusa alla bocca ed aggressività alle mani, anche Shoots And Ladders, Helmet In The Bush e Lies. In scaletta c’è poca roba dagli ultimi album: Nacissistic Cannibal e Get Up (da The Path Of Totalitydel 2011),  Coming Undone (See You On The Other Side, 2005), Did My Time e Y’all Want A Single(Take A Look In The Mirror, 2003), Here To Stay (Untouchables, 2002). Da Life Is Peachy (1996) a Issues (1999) i contorni si fanno definiti, l’aggressività senza freni ora è controllata, è matura e Jonathan Davis non perde mai intensità, guida questo storytelling fatto di teste ondeggianti, passando dall’immancabile cover di Another Brick In The Wall fino alle battute finali di Got The Life e Freak On A Leash. Il tempo di ringraziare Head, di far partire il riff di chiusura e la serata dei Korn si conclude con una ricchissima distribuzione al pubblico di qualsiasi cosa ci sia sul palco (ma cos’ha lanciato Luzier? Un pezzo di rullante?!).  - powered by Kick Agency -