Franz Ferdinand @ Rock In Roma 2014

Cliente: The Base

02 Agosto 2014

(fonte www.loudvision.it di Angelica Vianello , foto di Niska Tognon, Luigi Orru + vari)

"Rock In Roma 2014 si è concluso con l’ultima data del tour italiano dei Franz Ferdinand"

L’edizione 2014 del Rock In Roma si è conclusa con l’ultima data del tour italiano dei Franz Ferdinand, che insieme al gruppo di apertura, The Cribs, hanno portato tanto buon rock britannico nella capitale, all’Ippodromo delle Capannelle. Il Festival si è concluso con numeri da record: la presenze hanno raggiunto ben 200 mila spettatori totali. I The Cribs, quartetto del West Yorkshire attivo dal 2002 e legato da tempo ai Franz Ferdinand da amicizia e collaborazione professionale, giungono sul palco alle 20.40: uno sbuffo di fumo ed ecco che irrompono con chiasso i quattro artisti, saltando da una parte all’altra in bermuda e tshirt, gridando fin da subito con voce stridula.

Intrattengono il pubblico romano che li vede per la prima volta (eppure si direbbe che un gruppo abbastanza nutrito, proprio sotto al palco, avesse ben chiaro chi fossero i musicisti in questione), e lo fanno con energia contagiosa: gli spettatori  aumentano ad ogni minuto che passa e diversi di quelli che fanno il loro ingresso nell’arena si avvicinano al palco già saltando e ballando. Talmente contagiosa che loro stessi, alla fine della perfomance hanno scagliato a terra le chitarre con foga, uno di loro perdendo anche l’equilibrio. Hanno fomentato la folla a dovere, parrebbe; e la menzione di come i Franz Ferdinand abbiano “rocked every night so far”, ha finito di scaldare il pubblico e fatto salire ancora più sensibilmente l’anticipazione.

E i veri protagonisti della serata Franz Ferdinand, compaiono con mezz’ora di ritardo, alle 22.15, ma si fanno subito perdonare stabilendo chiaramente fin dall’inizio che sarà una serata intensa: un incipit vigoroso che fa scendere dalla tribuna stampa quasi tutti gli astanti, desiderosi di unirsi alla folla, che fin dalle prime note salta e balla senza sosta … e sarà così fino alla fine, due ore dopo. La rituale captatio benevolentiae dopo le prime canzoni, poi, non fa altro che infiammare ancora di più gli animi, il pubblico dei Franz Ferdinand si dimostra immancabilmente reattivo e piuttosto esultante (ci devono essere diverse persone che non hanno mai abbassato le braccia), nemmeno la brevissima pioggia alle undici li fa vacillare, anzi, quando Kapranos accenna al maltempo meravigliandosi del fatto che piova a Roma, cosa che lui non riteneva possibile, e poi quasi a compensare l’inconveniente si lancia nella canzone successiva, Bullet,  con ancora maggior convinzione, quei pochi che avevano cercato riparo hanno sfidato le intemperie per unirsi di nuovo al pubblico. Delle 20 canzoni eseguite che hanno ripercorso il repertorio dei Franz Ferdinand, prescindendo dall’inevitabile climax dell’encore, il momento forse più bello è stato il coro di voci che ha sostituito in diversi momenti quella del frontman del gruppo durante Walk Away. Forse l’unico momento in cui il frastuono della musica dei Franz Ferdinand ha lasciato davvero spazio alle voci, sia quella bassa e suadente del frontman, i cui virtuosismi  a volte sembrano un’eco lontana di Elvis (è un’impressione molto personale, chiaramente) sia quella degli spettatori che davvero non ha mai esitato. Altro momento notevolissimo è stata la conclusione della scaletta, prima del bis: diversi minuti di percussioni, eseguite con cadenza quasi ipnotica dai Franz Ferdinand per intero, riunita attorno alla batteria, al cui termine i musicisti hanno lanciato le bacchette verso la folla e salutato mentre si ritiravano dietro le quinte.

Girava voce, qui a Roma, che in certe occasioni i Franz Ferdinand fossero stati piuttosto deludenti dal vivo, e chi scrive era propensa a crederlo dopo aver ascoltato l’improbabile cd live (registrato alla London Roundhouse, pubblicato pochi mesi fa), ma è un’opinione che deve essere assolutamente corretta: pur senza il trasporto che può essere suscitato nell’animo di chi è legato alla band da devota e antica ammirazione, il verdetto è assolutamente positivo. Se anche delle imperfezioni nella performance vocale ci siano state, la presenza scenica e l’atmosfera generata hanno compensato abbondantemente per qualsiasi manchevolezza. Dall’alto degli spalti si ha un’ottima visuale del pubblico più che del palco, si riescono a vedere le frange più esterne, quelle dove la gente è più rilassata e balla per davvero, così come si vede in un’occhiata d’insieme il tutt’uno del gruppo più compatto di spettatori al centro, quello che sembra muoversi come un corpo unico. Eppure quando dal palco, durante l’encore, giungevano istruzioni su come muovere le braccia a tempo, o inviti ad accovacciarsi tutti per poi, al segnale convenuto, saltare in piedi di nuovo, non c’era una vera distinzione. In fondo ogni serata di buona musica sembra sempre unica e irripetibile per chi ne è stato testimone, quando magari per i quattro di Glasgow questo sabato sera non è stato il più eccezionale, però… alla fine del concerto Kapranos è salito sugli amplificatori, e dopo aver presentato ogni membro del gruppo, ci sono stati i consueti, ripetuti inchini mano nella mano: in quel momento stavo già allontanandomi dal palco, ma il rumore della folla era sufficiente per immaginare il commiato, e subito m’è tornato in mente quel frangente in cui il frontman della band ha detto: “Grazie Roma per averci fatto sentire così ben accolti ancora una volta, lo apprezziamo davvero molto”. Verrebbe da rispondere “Beh, quando volete, siamo qui”, o no? - powered by Kick Agency -