Eugenio Finardi @ Circolo degli artisti – Roma 2014

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14 Marzo 2014

(fonti Musicalnews.com ; Outsidersmusica.it di Tamara Casula )

Eugenio Finardi di oggi, a 61 anni, è una figura un po’ ieratica, solenne, si presenta all’audience romana dicendo che in scaletta ci saranno diversi pezzi nuovi e cercherà di parlare il meno possibile per lasciare spazio alla musica. La voce è sempre emozionante, carica di pathos. Tra i brani recenti c’è il singolo “Come Savonarola” che nel testo lancia un grido quasi disperato al mondo (“Urlo al Sole e alla Luna, le mie inutili parole, che nessuno sta ad ascoltare..”), l’intensa “Cadere sognare” e “Lei s’illumina” dedicata alla moglie Patrizia. Non posso mancare classici come “Extraterrestre” e “Diesel”, il ricordo alla geniale etichetta di Gianni Sassi che vedeva Eugenio Finardi e gli Area tra gli artisti di punta. Il suo incontro con Demetrio Stratos avvenne poco prima alla Numero Uno di Battisti e poi decisero di passare alla Cramps. Un altro ricordo va anche a Francesco Di Giacomo del Banco, con cui condivideva un interessante progetto di fado e lo ha sentito poco prima di morire. Viene anche proposta “Un uomo”, una perla che raramente viene eseguita. La prima parte del concerto di Eugenio Finardi  si chiude sulle note di “Me ne vado” con i musicisti che lasciano uno ad uno il palco.

L’ospite speciale di Eugenio Finardi è Pierpaolo Capovilla, la voce del Teatro degli Orrori, il gruppo italiano più apprezzato di oggi, visibilmente emozionato di incontrare un mito del rock italiano, un bel duetto su “La radio” e una corale “Musica ribelle” che chiude la serata tra gli applausi.

15 anni.  Un’ attesa,  quella per il nuovo disco di Eugenio Finardi, che  sembra un eternità. Fibrillante però, nonostante il tempo passato dagli ultimi lavori  non delude le aspettative dei numerosi estimatori e spettatori che hanno affollato venerdì 14 il Circolo degli Artisti. Un album dove Eugenio Finardi si racconta e ci racconta storie intime e personali che diventano lo specchio attraverso il quale osservare la quotidianità con giusta critica ma senza perdere  fiducia nel futuro. Un album che è una dolce carezza:  emoziona  e fortifica.  Un album che è poesia e rabbia: le delocalizzazioni, i licenziamenti,  la classe dirigente imbrogliona (“Ho acceso un mutuo e mi sono sposato, credevo anche di esser fortunato, ma poi un giorno m’ha chiamato il capo, m’ha detto l’azienda ha delocalizzato, mi dispiace ma sei licenziato“- Cadere, Sognare), di calda rassegnazione e serena soddisfazione (“Li vede scintillare nella luce della vita dolce consapevolezza di averla ben curata, guarda la sua casa addormentata è così come l’ha voluta, è come la sua vita, pulita ed ordinata”- Lei S’illumina), di arrivisti e di arroganti (“tutto ciò per cui lottavo ora sembra inutile hanno vinto i culi stanchi gli arrivisti, gli arroganti che più falsi non ce n’è” – Come Savonarola).

Una chiave musicale che è uno spaccato della realtà con le sue brutture e storture ma con quella voglia di riscatto e di rivalsa proprio di chi lotta per cambiare le cose, perché finché avremmo la forza di non arrenderci e di urlare come un Masaniello o come Savonarola saremmo in grado di tenerci stretta la nostra umanità. - powered by Kick Agency -