Ed Sheeran @ Palalottomatica – Roma 2015

Cliente: The Base

26 Gennaio 2015

(Fonte: www.teamworld.it di Maria Faiola, foto di Roberto Panucci per www.onstageweb.com e Marta Coratella per www.rockol.it)

Durante il concerto di Ed Sheeran, si possono vedere persone che piangono, altre che ridono, c’è chi urla a squarciagola, chi canticchia tra sè e sè, chi fa video e chi invece chiama gli amici rimasti a casa.

Sembrerebbe un normale lunedì mattina quello del 26 Gennaio. La Cristoforo Colombo è trafficata e il freddo invernale si fa sentire nella Capitale.
Ma per molti non è una mattinata qualunque. Davanti al Palottomatica, infatti, già ci sono 600 persone in fila, tra tende, sacchi a pelo, valigie, zaini e tantissime coperte. Tutte in fila con uno scopo comune: riuscire ad arrivare sotto il palcodi Ed Sheeran, il più vicino possibile al cantante per cui, molti di loro, hanno fatto più di 24 ore di fila.

Il concerto di Ed Sheeran a Roma è stato il primo live del suo tour Europeo, la seconda esibizione che il cantante nativo dello West Yorkshire fa nel nostro paese in pochi mesi, e qui sta già riscuotendo molto successo. Ad un’ora dall’apertura dei cancelli, le file tra Parterre ed Anelli iniziano ad essere divise in piccoli gruppi, per gestire meglio la folla. Più si avvicina l’ora X, e più la pressione aumenta (e non sono quella psicologica, ma anche la pressione nelle file).

“Non spingete!” ed “Andate piano!” sono le frasi più urlate dagli addetti alla sicurezza, durante l’apertura dei cancelli. Non appena viene strappato il biglietto, si inizia la corsa verso il grande edificio. C’è chi si è diviso in gruppi, chi ha deciso di fare gioco di squadra, chi è solitario e corre senza curarsi degli altri, tutti sperando di arrivare il più vicino possibile.

Verso le 20, dopo aver collaudato la Loop Station, accordato le chitarre e regolato i vari microfoni, ci intrattiene con la sua musica Ryan Keen, che supporterà Ed Sheeran nel corso del suo Tour Europeo; ragazzo talentuoso, gentilissimo e dalla voce particolare, che molti ragazzi durante la sua esibizione hanno commentato con un “farà strada!”. Ryan ci saluta con un “Grazie Roma!” e l’ansia sale ancora di più. Dagli anelli si sente l’agitazione e il Parterre si fa ancora più carico e pressante.

All’improvviso cala il buio e iniziano le grida dei fan, annunciando l’ingresso di Ed Sheeran. Il concerto si apre con una stupenda I'm a Mess, seguita da un “Buonasera a tutti, il mio nome è Ed Sheeran e il mio compito per questa sera sarà intrattenervi!”. Lego House inizia subito, con l’aiuto del pubblico guidato da Ed Sheeran nella parte dedicata ad esso (una peculiarità di questo artista è proprio il suo saper coinvolgere il pubblico, in ogni canzone).

Parte l’intro di chitarra di Don’t e subito si iniziano a battere le mani a tempo. Fenomenale il mashup Don’t/No Diggity/Nina, che ci dà ancora prova di quanto questo cantante sia fenomenale. Inizia Drunk, e con Ed canta tutto il Palottomatica: inutile dire che anche questa canzone sia stata fantastica. Take it Back/Superstitious è un successone, apprezzatissima la rivisitazione di Stevie da parte di Ed Sheeran!
È poi il turno di un mashup più lento, con One/Photograph, che lascia una valle di lacrime dietro di se. Subito dopo Bloodstream, seguita da Tenerife Sea. Tra un cambio di chitarra e un altro, arriviamo a Gold Rush, brano di Plus (che, ammettiamolo, quasi nessuno si aspettava facesse, e ne siamo stati tutti entusiasti) rivisitato con un pezzo di Don’t Worry, Be Happy e All About That Bass.
Alla fine di questa canzone Ed Sheeran cambia chitarra e capiamo subito che è arrivato il momento della Fan Action. Dopo Can’t help falling in love with you arriva Thinking Out Loud e il Pala si accende. Finita questa canzone, arriva il momento di I See Fire, seguita da A-Team, con un intro di chitarra che ricorda gli studi di classica (altro punto a favore del cantante, la sua ampia conoscenza musicale).

Durante il concerto si possono vedere persone che piangono, altre che ridono, c’è chi urla a squarciagola, chi canticchia tra sè e sè, chi fa video e chi invece chiama gli amici rimasti a casa. Ed è proprio in un'atmosfera simile che arriviamo con Give me Love, durante la quale Ed Sheeran richiede il silenzio, poiché “Questa è una canzone che ha degli alti e dei bassi”. Divide l’arena in due, da una parte la “High Voice” dall’altra la “Low Voice”: “è l’ultima canzone della serata”, ci dice, “ma se volete che torni, dipende da quanto canterete forte”. Si crea una atmosfera magica, resa ancora più magnifica dalle luci e dai flash nel Pala. Ed esce, i cori continuano, come promesso eccolo che rientra, carico per fare una You Need Me, I don’t Need You assolutamente pazzesca, infilandoci dentro anche qualche verso di Eminem. Carichi, ci prepariamo per l’ultimo brano in scaletta, Sing. Iniziano i saluti, e con loro il brano finale; il pubblico continua a cantare anche dopo che l’artista è uscito, e per un altro minuto si sentono ancora quegli “Uooohh” tipici del brano.

La fine di un concerto così è sempre difficile da metabolizzare. C’è chi piange, chi ride, chi non riesce a ricordare nulla, neanche come si chiama o come è arrivato lì. Se si esce fuori, si vedono ragazzi che si abbracciano senza un reale motivo, ragazze che scoppiano in lacrime, altre che ridono e ballano. C’è chi si prende un panino, chi si fionda sul punto del Merchandising ufficiale, chi va alla fermata del bus e chi si incammina verso l’auto.
Tutti accomunati da una cosa: il ricordo di un grande concerto, di un grande artista, ed un gran mal di gola.

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