Crosby Stills and Nash @ Cavea Auditorium – Roma

Cliente: THE BASE

19 Luglio 2013

E’ racchiuso il sapore di un’intera epoca nelle alchimie sonore distillate da Crosby Stills and Nash. Durante la loro esibizione alla cavea dell’Auditorium Parco della Musica, un’epoca che ha vissuto di utopie. La personalità sciamanica e tormentata di David Crosby, il talento strumentale di Stephen Stills, la passione politica e civile di Graham Nash trasportano l’ascoltatore in un mondo al quale nessuno può pensare senza provare un brivido di rimpianto. Anche il nubifragio abbattutosi sulla capitale poche ore prima del concerto pare rievocare atmosfere alla Woodstock, alle quali lo stesso Nash fa riferimento. Crosby Stills and Nash iniziano con classici di grande spessore come “Carry On” e “Long Time Gone”, nei quali la chitarra acida di Stephen Stills trova subito modo di mettersi in luce, facendo salire la temperatura emotiva di diversi gradi. Anche Crosby dimostra di non aver perso affatto smalto vocale; la sua interpretazione sarà straordinariamente intensa durante l’intero corso della serata, fra vocalizzi blues di grande effetto e canti soffusi di malinconica nostalgia.

Capillare l’attenzione di Crosby Stills and Nash per gli impasti timbrici e i dettagli strumentali, continuo il cambio di chitarre usate dai solisti, nutrito e prestigioso il gruppo di musicisti che li affiancano. “Military Madness” risuona come un grido contro la follia di tutti i conflitti, un inesausto ed accorato appello alla pace di grande attualità. Alle sferzate pscichedeliche si alternano brani di beatlesiana leggerezza, come la deliziosa “Our House”, breve idillio scritto da Nash per la musa Joni Mitchell, ed ancora le armonie intime e preziose di “Helplessly Hoping”, o le atmosfere dal sapore country di “Teach Your Children”. “Bluebird” è un salto nel glorioso passato dei Buffalo Springfield, subito seguita dall’accattivante eclettismo di “Déjà Vu”, splendida suite tratta dall’album omonimo. “Treetop Flyer” cantata da Stills chiude la prima parte del concerto.

Le luci si riaccendono su “What Are Their Names”, formidabile squarcio sulle malinconie lisergiche di Crosby Stills and Nash, immediatamente seguita da “Guinnevere”, cantata in coppia con Nash. Quest’ultimo presenta poi un brano inedito denso di passione umana e politica, “Burning For The Buddha”, dedicato ai monaci costretti a sacrificare la propria vita per la causa del Tibet. Finale incandescente con i classici “Chicago”, “Almost Cut My Air” e “Wooden Ships”. Alla fine il pubblico è tutto in piedi, per tributare il meritato plauso a queste intramontabili leggende del rock. Crosby Stills and Nash rientrano in scena con un altro classico, “Judy Blue Eyes”, il commiato definitivo di una generazione che guardando indietro, osservano da lontano i propri sogni.  - powered by Kick Agency -