Billy Idol @ Rock In Roma 2014

Cliente: The Base

10 Giugno 2014

(fonte www.rockam.it di Armando Perticaroli - Dj Armandino)

Per Billy Idol l’ora ” X ” e’ scattata !!! Mai termine fu’ cosi appropriato vista l’attesa spasmodica che la roma del rock ha dimostrato in questi mesi di fronte all’imminente arrivo di uno dei personaggi piu’ affascinanti (e maggiormente rivalutati) degli ultimi 30 anni Per Billy Idol va sicuramente affrontato un discorso differente rispetto a tutti gli artisti inclusi nel cartellone di Rock in Roma 2014. E si perche lui oggi e’ l’idolo di una generazione intera , ma non la Generation X. Billy Idol dalle sfumature e provenienze punk ( forse non tutti ricordano che a parte il progetto Generation X , nel ’76 fece parte di una band che da li a poi poco si sarebbe chiamata Siouxsie and the Banshees), Mr William Michael Albert Broad si fa strada in quel pop/ rock un po’ troppo mainstream che proprio non va giu’ al rocker un po’ viziato e permaloso, che in quel momento e’ stordito da un impetuosa ondata di trash metal che sta per arrivare prepotente dal nuovo continente. Stiamo parlando degli anni 80, per l’esattezza del 1981, anno in cui Billy Idol, si trascina dall’esperienza col suo vecchio progetto, un capolavoro intitolato Dancin With Myself, inserendolo nel suo primo ep E stiamo parlando del 1982 anno di pubblicazione del suo primo album omonimo….il resto e’ storia. Ma una storia che in effetti con il rock c’entra ben poco perche’ i suoi capolavori , divenuti tormentoni che tutt’oggi risuonano continuamente nelle orecchie dei piu’, attraverso televisione e radio, risultavano forse di un pop rock troppo mainstream e troppo melodicoper un movimento che allora era ancora fin troppo ghettizzato. Un successo quello di Billy Idol, talmente clamoroso che lo porto’ a commettere due errori grossolani che paghera’ poi caro negli anni 90, la separazione dal chitarrista Steve Stevens e soprattutto il rifiuto nei confronti di Keith Forsey e Steve Schiff di quello che poi diventera’ un inno per un intera generazione , Don’t you (forget about me) interpretato e reso celebre dai Simple Minds di jim Kerr. Ebbene qui la magia. Sono passati oltre 30 anni, oggi le ragazzine isteriche che urlavano spasmodicamente il nome di Billy Idol non ci sono piu’, oggi sotto palco c’e’ quella stessa Roma del rock che agli esordi lo aveva rifiutato o nella migliore delle ipotesi ignorato, radunatasi per una grande festa in stile rock’n ‘roll .

E ne sono passati piu’ o meno 26 dalla sua ultima apparizione a Roma, molti, forse troppi. L’arena offre un colpo d’occhio di tutto rispetto, calcolando che Billy Idol dopo i primi anni 90 non ha mai piu’ offerto nulla di importante. Quest’anno il festival si sviluppa in un area differente rispetto quella utilizzata nelle scorse edizioni,uno spazio gia visto in occasione dei concerti di Green Day e Rammstein, ma riveduto e corretto. L’impatto e’ di quelli che ti fanno capire che finalmente non dovrai piu’ farti mille km per andarti a vedere qualcosa di decente, il cartellone fa il resto
Sono piu’ o meno le 22 quando la band sale sul palco senza neanche troppo clamore dei circa 4500 presenti; partenza veloce ma senza sussulti con Postcard from the Past , Billy Idol e’ in forma, volto segnato ma fisico e voce da ventenne, si divide la scena con Stevens, quasi ignorandolo poi per quasi tutto il live. Sono i due protagonisti assoluti, i due attori principali di una prima tv che sa di storia della musica Stevens sembra essere l’unico ad accorgersi dei 65 metri di fronte palco , e durante tutto lo show ne fara’ comodamente uso , per la gioia di chi nell’arena aveva deciso di rimanere un po’ piu’ defilato. La formazione con cui si presentano e’ una classica 2 chitarre batteria tastiera basso e voce, ma già dal secondo brano, Cradle of love le chitarre diventano tre e Mr Stevens si diverte a giocare con la sei corde tenendola dietro la testa per lunga parte del brano ( lo rifara’ a fine concerto una seconda volta).

I motori ormai sono caldi , le tre generazioni sotto palco iniziano a capire che la giostra e’ partita, e Billy Idol non delude. Luci spente, un riff di chitarra, un flash….Flash for fantasy. Lo show da quel momento e’ una carrellata di grandi successi intervallati da brani meno noti dove i piu’ si fermano e colgono l’occasione per prendersi una Birra.
Billy Idol non pronuncia molte parole dal palco, sicuramente le piu’ significative saranno,” Grazie a voi per la grandiosa vita che mi fate vivere”. Durante Love and Glory, Billy Idol si avvicina al pubblico scendendo per un momento dal palco , ma a differenza del suo solito rimane giusto qualche istante , evitandosi stavolta la solita carrellata di strette di mano..il pubblico non gradisce. Altro giro, altra corsa, Billy Idol imbraccia l’acustica e introduce un altro grande classico del suo repertorio (Eyes Without a Face), con una lunga chiaccherata accompagnata da riff di chitarra, ma il mio inglese non mi permette di capire di cosa stesse parlando. La cover di L.A. Woman dei Doors, divenuta ormai un classico del repertorio di Billy Idol, chiude una prima parte di show esaltante , ma il meglio deve ancora venire. King rocker, Love like Fire e Blue highway scorrono via velocemente e fungono ormai quasi solo da intro al momento piu’ importante di tutto lo spettacolo….Le note di Rebell Yell accendono di nuovo tutto il pubblico che si muove eccitato ma composto, la musica di Billy Idol ti arriva dritta nello stomaco, i 50 mila watt montati sul mastodontico palco stanno facendo il loro lavoro e lo stanno facendo bene, il suono e’ pulito, direi perfetto, ti penetra fino ad arrivare dritto all’anima e’ il delirio. Ma le sorprese non sono finite…

Giusto il tempo di un bicchiere d’acqua, o forse qualcos’altro e la band e’ di nuovo sul palco, anzi no, non la band. Perche Billy Idol finalmente si accorge che con lui in tour c’e’ il suo compagno Stevens ed insieme, soli sul palco, introducono voce e chitarra un matrimonio che diverra’ bianco solo quando, dopo circa un paio di minuti l’intera band sara’ di nuovo al loro fianco per completare l’opera,  e’ il momento di White Wedding. Billy Idol ne avrebbe ancora per ore, ma la mezzanotte si avvicina e la musica deve smettere di suonare. Prima di scendere dal palco pero’ si concede un assolo di chitarra durante il brano che segna definivamente la fine di un concerto di puro rock’n roll, e con Mony Mony presentazioni e saluti di rito, senza neanche troppa autocelebrazione e tutti a casa.

Qualche nota a margine.
Rock in Roma , per cartellone,logistica e organizzazione, si conferma come una delle strutture piu’ importanti d’Europa…nulla da invidiare a festivals che probabilmente di piu’ attraente oggi hanno ormai solamente il marchio
Una manifestazione capace di portare nella capitale gli artisti piu’ importanti della scena rock e non solo,
dando forte respiro economico ad una periferia sud fin troppo ignorata dalla Roma che conta e portando turismo ed occupazione in un momento in cui i grandi marchi della musica tirano i remi in barca. Un organizzazione oserei dire perfetta, food and beverage di buona qualita’ e a buon mercato, organizzazione capillare per ogni sfumatura.
Nel tragitto per arrivare ho notato i soliti parcheggi abusivi a prezzi anche imbarazzanti, non ci cascate, c’e’ un ampio parcheggio all’interno e tanti modi alternativi di raggiungere l’area (treni navette car sharing) direttamente organizzati dalla struttura, e per questo a prezzi accessibilissimi.
Roma finalmente suona e suona a Rock in Roma !!! powered by Kick Agency -