18 Novembre 2016
Billy Cobham e Stanley Jordan per la prima volta collaborano insieme inventando uno show fatto di jazz, blues e pop frullati a loro modo e risputati in due ore d’emozioni rare.
Billy Cobham e Stanley Jordan: Batteria imponente con doppia cassa al centro del palco, sulla destra un sintetizzatore, pianoforte a coda, due spie e un microfono.
Accolta da un boato, fra cambi di tempo repentini e hammering parossistico, i nostri si districano in un set fatto di somme e sottrazioni.
Stanley Jordan e Billy Cobham sanno prendersi il proprio momento di gloria singolarmente senza stancare mai chi assiste con sterili esercizi di stile.
Jordan è un portento della natura, Cobham dietro alle pelli ha suonato con ¾ del panorama jazz/blues, e non.
Da A Place In The Space alla versione velocizzata di Fragile (Sting), passando per Eleanor Rigby dei Beatles fino alla sonata Piano Concerto No. 21 (Mozart).
Una take lunga e dissonante, fatta di improvvisazione, passaggi hendrixiani e regole divelte attraverso difficili accostamenti fra generi sporcati l’un l’altro e tenuti insieme dalla fantasiosa amalgama creata da questi due giganti.
La sofisticata tecnica tapping, di Jordan produce la parte ritmica della chitarra con la destra e contemporaneamente quella solistica con la sinistra.
Come se otto mani gestisse le take esaltandone le figure ritmiche con l’arricchimento di pattern tanto complessi quanto affascinanti.
Stairway To Heaven, nessuno vorrebbe rimanere deluso per una mancata esecuzione. In cuor proprio ci speriamo tutti e proprio sul finire eccola, in tutto il suo cangiante splendore.
Arricchito di settime e none, velocissimi passaggi fra legato e tapping capaci di strabiliare l’intera sala.
Billy Cobham sfiora le pelli cambiando registro, ottenuto anche dalla somma della doppia cassa con crash e ride.
Due ore senza fiato, immersi in un paradiso acustico che non capita di vedere ogni giorno.
Si ringraziano le fonti
Testo estratto da un articolo Giuseppe Celano per xtm.it
Fabrizio Giammarco per ocanerarock.com
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