Ben Harper and The Innocent Criminals @ Auditorium Parco della Musica – 2015

Cliente: The Base

20 Luglio 2015

Ben Harper ha ritrovato la via di casa e, se questi sono i risultati, speriamo che non la riabbandoni troppo presto.

(Foto di Musacchio & Ianniello)

"Dopo sette anni il figliol prodigo è tornato a casa. La sua casa è la band The Innocent Criminals, con la quale aveva esordito riscuotendo il primo, internazionale, successo per poi lasciare negli ultimi tempi per intraprendere altre strade. Il figliol prodigo è Benjamin Chase “Ben” Harper, eclettico chitarrista e cantante americano che lunedì 20 luglio 2015 si è esibito nella tappa romana del suo tour internazionale. Nell’ambito della rassegna Luglio suona bene 2015, la cavea dell’Auditorium Parco della Musica regala un degno tributo per la reunion dell’artista con il suo storico gruppo."
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"La scaletta va avanti con scioltezza, tra delicate ballate memori della lezione di Marvin Gaye, affondi nell’elettricità ed incursioni nel tribalismo, trasmettendo un'energia che esplode definitivamente sulle prime note della marleyana With my own two hands, quando l’intera platea della Cavea abbandona i propri posti a sedere numerati per attingere a pieno dall’energia della band. Segue un classico delle esibizione dei Criminals: quella Burn one down che permette a Leon Mobley di dare spettacolo con le sue percussioni. Dopo una breve pausa, il ritorno sul palco è all’insegna dell’intimità: Ben Harper da solo, con la sua chitarra acustica, occhi chiusi, concentrato e serio, attacca una Power of the Gospel da brividi, seguita da Forever, sempre in solitudine. La band ritorna sul palco per il momento forse più emozionate dell’esibizione: i Criminals accennano un gospel, Harper si fa avanti, senza microfono, zittisce l’intera platea, e comincia ad ululare alla luna le sue lodi al Signore come qualcuno che ci crede per davvero (e magari è proprio cosi). A chiudere un’esibizione straordinaria, un’energica e corale Better Way. Come dicevamo, Ben Harper ha ritrovato la via di casa e, se questi sono i risultati, speriamo che non la riabbandoni troppo presto."
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"Per forza di cose le canzoni necessitano di essere rivisitate, necessitano più introspezione, perché questa volta Harper voleva mostrare altro: non il rock, il funk o il pop bensì l’anima. Tanto che il signor Harper ha chiamato sul palco anche la mamma Ellen Chase Vendries per mettere da parte il groove e il rock e far posto alla “sola” emozione del canto. L’americano doc porta un pezzo di California in Italia e invade gli spazi della sala con un live melanconico e il cuore in mano. Così viaggiano via nell’aria pezzi come A House is a Home e City of Dreamsche lentamente introducono l’atmosfera forse al brano più atteso della serata: l’Halleluja di Leonard Cohen resa celebre da Jeff Buckley in una versione che da “sola” ha riempito di lacrime l’Auditorium. La sera fa posto alla notte, la musica di Harper ammalia e stordisce, tanto che a fine concerto non resta che lanciarsi sotto palco nella speranza di toccare anche solo per un secondo il Mito. “Mi scusi signor” Harper: così proprio non vale."
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