Archive @ Orion – Roma 2015

Cliente: The Base

13 Marzo 2015

(Foto e testi di Simone Giuliani per Rock Lab e Cristiano e Maura Perricone per Sound36, Massimo Trentini www.romasuona.it)

Definire gli Archive un gruppo progressive rock forse è un po’ limitante

Quella dal nome Archive è una creatura musicale insolita e per questo difficile da inquadrare e da descrivere. Le mode e i cambi di formazione che si sono susseguiti in venti anni hanno portato ad una moltitudine di influenze sul suono di quello che nel tempo è divenuto un collettivo.

Trip-hop, progressive, psichedelia, pop music, sono stati mescolati con diverse tare di volta in volta, portando ad opere differenti ma caratterizzate da uno stile fortemente riconoscibile.

Senza entrare troppo nel merito, anche l’ultimo disco “Restriction” rappresenta un cambiamento notevole nella proposta del gruppo, che forse a questo giro ha cercato di strizzare l’occhio al mercato mainstream in maniera ambigua e poco convinta, tenendo il piede in due staffe con un risultato che può essere valutato come un mezzo passo falso. L’occasione di rivederli dal vivo può essere un buon modo per giudicarne meglio la riuscita.

A distanza di un paio d’anni gli Archive tornano all’Orion, dopo il memorabile concerto di fine 2012, portando con sé tutte le novità che sono intercorse nel frattempo.

Lo spettacolo infatti si apre non con un support act ma con la proiezione del film Axiom, musica e video sempre degli stessi Archive. L’atmosfera non è molto immersiva, tutti attendono trepidanti i musicisti sul palco, ma per chi fosse interessato a recuperare l’esperienza il film si trova integralmente su Youtube.

Con un pò di canonico ritardo, quasi alle 23:00 parte la musica dal vivo in un Orion dal pubblico che non presenta un’età media giovanissima. L’inizio coincide con quello di Restriction, una “Feel It” non in grado di scaldare particolarmente, banalotta e un pò prolissa. Per fortuna non c’è tempo per preoccuparsi perchè la scaletta mischia saggiamente le carte, alternando l’ultimo disco a ripescaggi da tutta la carriera, così di tanto in tanto fanno capolino “You Make Me Feel”, “Dangervisit”, “Bullets”, “Nothing Else” tra le altre. In tal modo, anche chi non è stato colpito positivamente da Restriction riesce a digerirlo e ad apprezzarlo maggiormente per via di una giusta scelta di somministrazione graduale. Nel dettaglio, il trittico “End of Our Days – Third Quarter Storm – Riding in Squares” domina il finale della prima parte di concerto, mostrando per l’ennesima volta una Holly Martin sugli scudi dopo la precedente ballata rarefatta “Black and Blue”, a base di voce, chitarra riverberata e synth.

L’esecuzione è di altissimo pregio per tutta la durata del live, precisione chirurgica su tempi e strumenti, coordinamento perfetto tra i numerosi elementi del gruppo. A conclusione della prima parte il classico “Numb”, ma è ciò che avviene dopo a valere da solo il prezzo del biglietto.

Un minuto di pausa condita da applausi sacrosanti, calano le luci e nell’aria risuonano lievemente le poche note del giro di “Lights”, manifesto assoluto e summa di una carriera, vetta ancora oggi irraggiungibile per capacità di unire trip hop e psichedelia. Luci blu e bianche si muovono alle spalle di un palco che va affollandosi quando gli strumenti rientrano progressivamente a comporre quel riff ossessivo e ipnotico che si perpetua per un dilatato quarto d’ora, come un mantra a volume altissimo capace di penetrare le coscienze.

Dopo un finale simile, l’unico appunto che si può muovere è nella mancanza di molti brani storicamente fondamentali, una su tutte “Again”, che per alcuni potrebbe sembrare un delitto imperdonabile. Ma dopo una Lights così…

Massimo Trentini www.romasuona.it

Gli Archive si formano nel 1993 a Londra ad opera di Darius Keeler e Rosko John, ai quali poco dopo si uniscono Danny Griffiths e la vocalist Roya Arab. Nel 1996 esordiscono con “Londinium” (Island Records), un mix di trip hop in stile Massive Attack, elettronica e breakbeat che strega la star Peter Gabriel. Il successo di critica non impedisce a Rosko John e Roya Arab di lasciare la band; quest’ultima viene sostituita da Suzanne Wooder, insieme alla quale l’ensemble dà alle stampe “Take My Head” (Independiente, 1999). Gli avvicendamenti all’interno della formazione non hanno fine e, dopo tre album insieme a Craig Walker, nel 2004 Keeler e Griffiths prendono la decisione di trasformare la band in un collettivo di artisti individuali che offrono il loro contributo per mantenere il tradizionale sound Archive. Ad oggi gli Archive hanno all’attivo la colonna sonora del film “Michel Vaillant” (2003), tre compilation, sette live album, tre EP e nove album in studio, l’ultimo dei quali, “Axiom” (Dangervisit Records), uscito il 26 maggio scorso. La formula del collettivo ha dato un notevole impulso alla creatività degli Archive, che hanno recentemente annunciato l’uscita del nuovo album “Restriction”.

Oltre ai due fondatori Darius Keeler (testi, sintetizzatore, piano, programming, arrangiamenti) e Danny Griffiths (testi, sintetizzatore, campionamenti, programming, arrangiamenti), ad oggi il collettivo Archive comprende Pollard Berrier (testi, voce, chitarra, programming, arrangiamenti), Dave Pen (testi, voce, chitarra), Maria Q (voce), Holly Martin (voce), Steve Harris (chitarra, cori), Jonathan Noyce (basso),Steve “The Menace” Davis (basso), Steve “Smiley” Barnard (batteria), Mickey Hurcombe (chitarra) eTom Brazelle (armonica).

"Ci sono voluti dei giorni prima di far decantare tutte le sensazioni e le emozioni generate dallo spettacolo degli Archive all’Orion."

"Figli indubbiamente di un retaggio culturale non di poco valore, hanno fatto proprio il generoso lascito di gruppi come Pink Floyd e Genesis interpretando con grande sensibilità e creatività il proprio ruolo nel panorama musicale popolar-contemporaneo. L’impressione all’ascolto dal vivo è davvero incredibile, riescono a sprigionare una grande energia tenendo sempre viva la tensione in ogni brano, si cercano e si trovano ad ogni attacco, un esecuzione corale superlativa, ma non scopriamo certo oggi le doti del gruppo inglese, capaci di comporre architetture sonore avanguardistiche come semplici brani acustici rock con una disarmante naturalezza."

"Definire gli Archive un gruppo progressive rock forse è un po’ limitante. All’Orion Club hanno messo in scena tutto il loro repertorio musicale spaziando dall’acustica all’elettronica, dall’ambient fino ad arrivare alla musica psichedelica, con un’interessante proiezione audiovisiva ad aprire il concerto."

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