Anthrax @ Orion Club – Ciampino (Roma) 2014

Cliente: The Base

19 Giugno 2014

(fonte www.metallized.it )

Anthrax, un nome storico del panorama del thrash metal mondiale, uno dei quattro Big Four che hanno scritto la storia di questo genere. Sapere che Anthrax ha dominato una fase della mia adolescenza, suonava per dei modestissimi € 20 a circa quindici chilometri dalla mia casa, è stato qualcosa che mi ha posto subito in uno status febbrile. Avendolo saputo solo pochi giorni prima del concerto, ho comprato il biglietto veramente al volo, e in maniera altrettanto rapida mi sono organizzato. Prendo il blocco note, la penna, la macchinetta fotografica e le sigarette e, dopo aver mangiato un piatto di pasta in tardo pomeriggio, mi fiondo in macchina verso le 18:35. La felicità di andare al concerto, tuttavia, viene stroncata in maniera abbastanza brutale da un traffico pazzesco e scopro con immensa meraviglia che la strada che mi evita tutto il caos urbano che porta a Ciampino è chiusa per un incidente. Grazie ad una gestione ottimale delle deviazioni, oltre che ad una prontezza (anch'essa nota, come il traffico di Roma) nel gestire gli incidenti e gli imprevisti, dopo un'ora di macchina, sono a circa dieci minuti da casa. Come se non bastasse, la strada che porta alla felicità è la stessa che porta a Capannelle, dove nella medesima sera al PostePay Rock in Roma ci stanno gli Avenged Sevenfold.

Arrivo all'Orion alle 20:15 circa e, tra parcheggio ed entrata, mi perdo il gruppo di spalla, i nostrani Spanking Hour. Durante il cambio palco mi faccio un giretto nel locale: l'Orion Live Club è ordinato e ben gestito ed è presente un guardaroba all'entrata e poco dopo un banco del merchandising che mi fa storcere la bocca immediatamente, con prezzi molto alti e pochissima roba. Fortunatamente, c'è una fantastica area ristoro all'esterno del locale che con prezzi medi mi fornisce un'ottima birra doppio malto per prepararmi al concerto. Numerose sono le magnifiche canzoni che accompagnano il soundcheck all'interno del locale: MetallicaMegadethKiss e molti altri. Ad un certo punto i tecnici spariscono, le luci si spengono e il fumo inizia ad addensarsi nella sala. Un boato generale ne annuncia uno ancora più grande a breve.

Dopo l'atmosfera creata dal breve strumentale Worship, gli Anthrax aprono il concerto con quella che a mio avviso è una delle migliori canzoni che abbiano mai scritto e le sue prime note, maligne e velenose, sono inconfondibili. Among the Living infiamma immediatamente l'Orion e alle prime parole fa il suo ingresso Joey Belladonna, come sempre in pantaloni e camicia nera, con il microfono armato d'asta. “Disease! Disease!” il pubblico canta fin dai primissimi momenti la canzone d'apertura, palleggiando Frank Bello nei cori egregiamente. Seguono immediatamente Caught in a MoshGot the Time e Indians, tre grandi classici del gruppo che portano la temperatura del locale a livelli vertiginosi. Il pogo più sfrenato si scatena al centro della sala, e Belladonna interagisce con il pubblico da grande frontman: in Caught in a Mosh gli viene passata una videocamera dal pubblico e, per tutta la seconda metà della canzone, il cantante riprende tutti coloro che sono sotto il palco, il gruppo e sé stesso. Sul finale della canzone addirittura si mette a giocare con la videocamera, facendo finta di lanciala e poi passarla più volte al pubblico, ritraendo il braccio poco dopo. Tutta questa partecipazione fa scatenare la folla ancora di più e rende lo show degli Anthrax divertente, oltre che frenetico. Dopo un'assolo devastante e tecnicissimo sul finale di Indians, fatto di tapping e sweep picking, del nuovo arrivato Jon Donais, le luci si spengono di nuovo.

I teli con il logo degli Anthrax lasciano spazio a due nuove immagini, una per Ronnie James Dio e una per Dimebag Darrell. Il frontman incita il pubblico ad alzare le corna al cielo e sulle note di In the End viene commemorata la prematura scomparsa dei due grandi artisti. Dopo un momento, a tratti solenne, la velocità e la violenza degli Anthrax torna a fare spettacolo nella sala, con MadhouseEfilnikufesin (N.F.L.) e Fight 'Em 'Til You Can't. Tutte le canzoni vengono supportate dal pubblico che le canta dall'inizio alla fine e da un Frank Bello che trasmette una carica esplosiva, facendo uno show quasi al pari di quello di Belladonna in quanto a  intrattenimento. T.N.T. era la cover che tutti si aspettavano e, invece, con immensa sorpresa Scott Ian tira fuori, direttamente dal primo album, Deathrider. Il salto nel passato continua con Medusa, scolpendo nella pietra una setlist veramente leggendaria. Tra un ritornello e l'altro della bellissima I Am the Law, vengono lanciate numerose (e preziosissime) bottigliette d'acqua al pubblico, che le acclama fragorosamente. Stiamo, infatti, ancora contando morti e feriti che si sono lanciati per prenderle al volo. Alla fine della canzone cala il buio totale per un attimo, gli Anthrax spariscono e le luci si riaccendono morbidamente, mostrando il palco vuoto. A gran voce il pubblico richiama i maestri americani del thrash e dopo momenti di spasmodica attesa fanno ritorno per il gran finale. Be All, End All, un brano degli anni d'oro del gruppo e la conclusiva Antisocial (cover del gruppo francese Trust) sono i pezzi da novanta per un finale indimenticabile. Non c'è forma di vita che non canti quello che è diventato negli anni uno dei veri e propri anthem degli Anthrax. Alla fine del concerto Scott Ian si rivolge al pubblico dicendo “E ora dite ai vostri amici che non erano qui, cosa hanno perso questa sera!”, facendo dei (veramente poco nascosti) riferimenti a tutti coloro che hanno preferito in quella sera gli Avenged Sevenfold a loro.

Il chitarrista è sorridente e spavaldo e il suo atteggiamento scatena gli applausi di tutti, anche del sottoscritto, che non ha mai visto i due gruppi neanche lontanamente comparabili. L'acustica del locale è stata ottima ed i volumi erano leggermente squilibrati nelle primissime canzoni, nelle quali basso e voce erano un po' troppo sotto gli altri strumenti. Problemi rapidamente risolti dai tecnici che non hanno minimamente influenzato una performance indimenticabile. Jon Dette sostituisce Charlie Benante in maniera quasi perfetta senza accennare mai neanche ad un leggero cedimento a quei ritmi forsennati.

Lo storico duo Frank Bello e Scott Ian crea uno show che sprizza carica da tutti i pori: si muovono, saltano, ballano e cantano. Il nuovo solista Jon Donais, invece, appare più statico rispetto al resto del gruppo, lanciandosi di tanto in tanto a un po' di sano headbanging. La sua staticità, tuttavia, è controbilanciata da una performance professionale e da una tecnica superlativa, che ricorda molto, come approccio sul palco ed eleganza, quella di Chris Broderick (Megadeth).  

Non nascondo che quando ho comprato il biglietto, un po' di timore di trovare un Joey Belladonna sotto sforzo e acciaccato lo ho avuto. Cantare per tanti anni con un registro vocale così alto in un gruppo del genere non è facile ma il cantante americano è in perfetta forma. Mai mi sarei aspettato una sorpresa del genere: non c'è un momento in cui non interagisce con il pubblico, ride, scherza e raggiunge acuti che mettono i brividi senza alcuno sforzo. Leader indiscusso della serata.

Visto che stiamo nel periodo dei mondiali, così come nello sport, nel metal il sudore è sinonimo di passione ed impegno. Gli allenatori dicono sempre che l'impegno è direttamente proporzionale a quanto siamo sudati e su queste basi è chiaro che, in qualche universo parallelo, Scott Ian e gli Anthrax sono tutti grandissimi allenatori. Questa notte, nell'aria bollente dell'Orion, i grandi del thrash ne hanno perso e ne hanno fatto perdere veramente tanto, regalandoci un concerto unico. Gli Anthrax sembrano non aver mai conosciuto declino e non solo si dimostrano decisamente al pari dei colleghi presenti nei Big Four, ma rispetto ad alcuni anche superiori e decisamente più in forma. - powered by Kick Agency -