Afterhours @ Auditorium Conciliazione – Roma 2015

Cliente: The Base

31 Gennaio 2015

(Fonte: www.freakoutmagazine.it di Fausto Turi, foto di Amel Tinti per www.nightguide.it e Andrea Fiaschetti per www.ocanerarock.com)

Questa seconda data degli Afterhours all’Auditorium Conciliazione di Roma è stata un successo: la sala enorme gremita in ogni ordine di posto, la buona empatia tra il gruppo e gli spettatori assecondata da Manuel Agnelli che apre il concerto passeggiando tra il pubblico recitando "Io So chi Sono" e annullando subito la distanza.

Dopo il trionfale tour estivo che ha celebrato davanti a grandi folle l’anniversario del disco storico degli Afterhours, intitolato "Hai Paura del Buio?", questo tour teatrale invernale rappresentava un’incognita, per il sospetto che un teatro con posti a sedere non fosse il luogo ideale per un concerto degli Afterhours, per l’annuncio di una scaletta che prevedeva, ad intervallare il repertorio della band milanese, cover e letture assortite, per l’eventualità che accorresse principalmente un pubblico diverso, meno appassionato, ma disponibile a sostenere il biglietto un po’ più costoso.

Questa seconda data degli Afterhours, all’Auditorium Conciliazione di Roma, è stata invece un successo: la sala enorme gremita in ogni ordine di posto, la buona empatia tra il gruppo e gli spettatori assecondata da Manuel Agnelli che apre il concerto passeggiando tra il pubblico recitando Io So chi Sono annullando subito la distanza, il senso chiaro di questa proposta teatrale, che è molto politico e si può sintetizzare in una riflessione ed un invito a riappropriarsi della propria vita, del significato profondo di essere una comunità, del potere di agire con gli altri ed infine del ribellarsi, del vincere l’apatia, come sintetizza benissimo la lettura che, dopo due canzoni, Agnelli fa di Gli Indifferenti di Antonio Gramsci, testo di un’attualità impressionante che diffonde un fremito di disagio ed orgoglio nella coscienza di tutti noi, inchiodati per un attimo alle nostre responsabilità.

Gli Afterhours si presentano sul palco con Manuel Agnelli (voce, chitarra, tastiera), Xabier Iriondo (chitarra), Roberto Dell’Era (basso), Rodrigo D’Erasmo (violino), con Fabio Rondanini (batteria, Calibro 35) e Stefano Pilia (chitarra, Massimo Volume) che in autunno hanno sostituito Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli. Prevalenza in scaletta dei brani dell’ultimo, complesso disco intitolato "Padania" (2012) – ci sono Metamorfosi, Costruire per Distruggere, Terra di Nessuno, Padania, Spreca una Vita, Iceberg ed Io So chi Sono – luci sobrie ed eleganti sul palco con prevalenza di blu e viola, proiezione di filmati creati per l’occasione sullo sfondo del palco, ritornelli su cui il pubblico partecipa in coro, musicisti abbastanza rispettosi dei confini delle proprie postazioni come s’addice sul palco del teatro, ma pose ed espressività rock prima di tutto per gli incontenibili Dellera ed Iriondo; momento clou quando iniziano i bis e gli Afterhours  scendono tra le poltroncine del pubblico per eseguire in acustico, senza microfoni ed amplificazione, una Non è per Sempre su cui tutti i presenti partecipano in coro.

Spettacolo lungo, un po’ oltre le due ore con circa 30 brani, momenti di solo strumentale per i musicisti e letture che alternano cupe ed apocalittiche visioni metropolitane – accompagnate da sonorizzazioni elettroniche – da "Petrolio" di Pasolini a "The Lovesong of J.A. Prufrock" di Eliot passando per "Howl" di Ginsberg, ed inviti a combattere l’apparente destino nefasto nella lettura di Pessoa. Tra le cover spiccano una sorprendente Place to Be di Nick Drake eseguita da Manuel Agnelli con l’acustica, molto intensa e personale, ed una Lilac Wine di James Shelton, resa famosa da Nina Simone e da Jeff Buckley, al pianoforte, elegantemente soul.
Tra i classici degli Afterhours, invece, stasera ci sono Baby Fiducia e Bianca che stemperano strategicamente la tensione, poi Ballata per la mia Piccola Iena, Varanasi Baby, una riuscitissima Riprendere Berlino, mentre Ossigeno ed Inside Marylin ci catapultano nel repertorio di inizio anni '90, come anche Quello che Non c’è ed Oceano di Gomma.

Manuel Agnelli lascia intendere una sincera felicità per l’accoglienza positiva del pubblico e per la riuscita dello spettacolo, che non dava evidentemente per scontata.
Ancora una volta, dunque, possiamo constatare che il senso degli Afterhours oggi, nel 2015, sta nella loro vitalità, nel lanciare sempre sfide nuove a se stessi ed al pubblico, e nel mantenere intatta una tensione dal forte valore artistico e sociale con linguaggi sempre moderni.

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