Muse @ Stadio Olimpico – Roma 2013

Cliente: THE BASE

06 Luglio 2013

Questo è stato il concerto dei Muse all’Olimpico di Roma.

Oltre due ore di show mozzafiato, questo è stato il concerto dei Muse all’Olimpico di Roma, che sarà presto dvd. Uno straripamento non solo di musica, canzoni, distorsioni, ma di gente, luci, laser ed effetti scenici senza fine.

Ciminiere attive come tremendi obelischi a celebrare la distruzione della terra. Lingue di fuoco, cori e gli archi epici di Unsustainable annunciano i Muse su Supremacy che dà subito l’idea di un’umanità senza più controllo. Spalti e prato diventano dancefloor con l’elettrofunk di Panic Station e ballano anche i potenti: sugli schermi, ridotti a cartoni animati, Obama, Cameron, Merkel, Putin e Papa Francesco pestano il globo. Cresce Plug in baby, Map of the Problematique, Resistance. Su Animals un banchiere in crisi viene risucchiato dalla botola e migliaia di banconote della Zecca Muse sono sparate come coriandoli. Tempo di spaghetti western (e omaggi a Morricone) con L’uomo con l’armonica che prepara la cavalcata Knights of Cydonia. Dominic Howard alla batteria e Chris Wolstenholme al basso si concedono la cover strumentale Dracula Mountain, poi Bellamy al pianoforte regala Explorers, rinunciando a Sunburn. Ci s’infiamma su Hysteria, tratta da Absolution, sull’altra cover Feeling Good la broker muore ingozzata di benzina. Si torna a The 2nd Law con l’ode alla paternità Follow me (lo dice in italiano Matt: «Questa canzone è per mio figlio») cantata in ginocchio. Ancora Liquid State, Madness: i Muse sono incollati. In tre fanno un putiferio. L’intro di House Of The Rising Sun degli Animals è la pista di lancio per Time Is Running Out, un classico su cui sgolarsi, poi Stockholm Syndrome e Unintended, dove il falsetto rischia di staccare le corde vocali. Guiding light e Blackout accompagnano la ballerina che piroetta in aria su un’enorme lampadina volante, poi Undisclosed Desires e su Unsustainable fa l’ingresso il robot Charles. C’è il funky irresistibile di Supermassive Black Hole, Isolated System (con immagini del film World War Z, di cui è colonna sonora) e l’olimpica Uprising, infine il sigillo luminoso Starlight a chiudere una scaletta stravolta solo per Roma (e per il dvd). E’ stata un’esondazione. I Muse tengono la scena come pochi. Sono affetti da gigantismo, vero, un’ eccessiva crescita scenografica che non bada a spese e crisi. Cosa ci può essere dopo questo?  - powered by Kick Agency -