Lukas Graham @ Rock In Roma – Roma 2016

Cliente: The Base

Lukas Graham, 21 giugno 2016

Lukas Graham, Giosada, Joan Thiele - una triade perfetta sul palco Rock In Roma 

Uno dei cantanti più in voga del momento, Lukas Graham con la sua band, si sono esibiti sul White Stage del Postepay Rock In Roma per una data piena di colpi di scena ed ospiti eccezionali ! Lukas Graham, cantante danese, si è reso famoso in tutto il mondo grazie al suo singolo "7 Years" che ha scalato le vette di tutte le più aspirate classifiche internazionali. Come artisti di apertura Joan Thiele, giovanissima cantante italiana, e Giò Sada, vincitore dell'ultima edizione di X Factor, accompagnato dalla sua immancabile band, i Barismoothsquad.

"Joan Thiele, giovanissima ed italiana, è la prima artista ad esibirsi nella serata del solstizio estivo al Rock in Roma, rassegna musicale che si svolge ogni anno presso l’Ippodromo delle Capannelle Che sia giovane si vede - che sia italiana invece non è così scontato riconoscerlo, dato che canta davvero in un perfetto inglese. Presenta il suo eponimo EP uscito lo scorso 10 giugno. Intrattiene e scalda il pubblico con un pop apparentemente semplice perché orecchiabile, ma che nasconde una qualità in fase di composizione fuori dal comune. Joan ha infatti un orecchio ed un gusto musicale molto raffinati, dimostra di conoscere bene la musica: ha un’anima principalmente acustica - tutto ciò che scrive nasce dalla chitarra e dal piano - ma sa dare un tocco personale ai propri brani, utilizzando elementi propri della musica elettronica e minimal (nelle strumentali si può notare un utilizzo abbondante di campionamenti) con contaminazioni soul. Il suo è quindi un genere musicale davvero particolare e decisamente difficile da definire, e che porta bene anche sul palco. Ottima la performance di “Save me”, primo singolo uscito nonché ultimo brano composto e canzone di “rottura” in quanto segna il suo passaggio dall’acustico all’elettronico. Joan ha accumulato esperienza suonando nei locali per molti anni, prima di decidere di incidere tutto su disco. Ora la troviamo al Rock in Roma in qualità di artista di apertura, ma ci auguriamo di trovarla presto in prima serata.

Ecco dunque l’atteso ritorno del vincitore nel 2015 della nona edizione di X Factor: Giosada. Molte persone sembrano essere qui per lui stasera, accompagnato dalla sua band Barismoothsquad. Dopo la vittoria del talent show, e dopo l’uscita del suo primo EP, di lui non si sono più avute notizie, e si attende ancora l’annuncio di un nuovo lavoro di inediti. Il cantante barese è un vero animale da palcoscenico, suona con grinta – pare indemoniato - e si erge spesso in piedi sulle casse spia davanti alla folla, non ha paura a dire esattamente tutto ciò che pensa.
Spiega subito infatti che è stato lontano dalla scena e dai riflettori per comporre nuovo materiale insieme alla sua band e per riorganizzare le idee, tenendo a precisare che prendersi del sacrosanto tempo fa di un artista “un artigiano” mentre altrimenti – esclama rabbiosamente - ci si riduce ad essere “un McDonald di m***a”. Promette infatti che presto uscirà il nuovo album e che “spaccherà l’Italia”. La musica dei Barismoothsquad è l’unione tra il cantautorato italiano, il rock ed il folk, con buona attenzione ai testi (molto bello, intimo e poetico quello di “Il mio sguardo di te”, nel quale l’autore confida i propri sentimenti nei confronti di una persona amata). Nei brani più lenti sanno far emozionare, danno prova di saper far scatenare il pubblico durante le parti più frenetiche, fomentandosi anche loro da sopra il palco: emblematico della performance il momento in cui si stacca il crash dalla batteria, per la veemenza con il quale viene colpito. Saluta il pubblico con “Me & my friends” e con l’immancabile, conosciutissima ed acclamatissima “Il rimpianto di te”. Forse il suo brano migliore, il singolo d’effetto con il quale ha vinto X Factor e che mette in risalto la sua voce e le sue qualità da cantante: si avvicina al pubblico e canta in equilibrio sulle transenne lasciando sicuramente – a guardare le espressioni dei fan – un bel ricordo della serata in sua compagnia.

Arriva quindi il  momento degli headliner: Lukas Graham e la sua band (da cui il nome) passano proprio accanto al pubblico oltre le transenne e salgono sul palco, senza alcun effetto sorpresa ed ignorando il backstage. A questo punto ecco un imprevisto: il microfono non funziona. La band, visibilmente in imbarazzo, non sa come comportarsi mentre Lukas prova ad intrattenere gli spettatori introducendo i musicisti e presentandosi, udito soltanto dalla prima fila.  In quella situazione chiunque si sarebbe demoralizzato, ma i danesi non si lasciano sorprendere e come niente fosse si mettono a colloquiare tra loro e stappano una birra: “cheers!”
Quando sembra tutto tornato a funzionare escono come da rito e ritornano sul palco finalmente per iniziare lo spettacolo sulle note di “Criminal mind part 2”, pezzo presente solamente nella versione internazionale del nuovo disco (non in quella standard) e che sembra perfetto per introdurre la band. Attaccano infatti solo piano e voce e – sempre più incalzanti – si aggiungono progressivamente tutti gli strumenti. Si sente l’assenza della chitarra - sebbene le tastiere coprano proprio quel ruolo – mentre interessante è la scelta di aggiungere ai quattro elementi della band anche il comparto fiati. In sede live infatti i Lukas Graham si avvalgono della presenza di due trombe ed un sassofono, che aiutano a rendere i brani più dinamici ed aggiungono colore alla performance. “Drunk in the morning” è la conferma che i nostri sono appassionati di birra e vino – durante la serata saranno più di una le battute sull’alcol e sull’amore e reverenza per esso – al termine della quale Lukas torna momentaneamente serio, ricorda la scomparsa del padre e presenta “Don’t you worry ‘bout me”. Il titolo è esattamente la risposta che il cantante diede ad un ragazzo che gli chiese come mai non si era preso un momento di pausa dopo il tragico evento, come mai non fosse stato vicino alla famiglia: “Semplicemente per farmi forza ho continuato a fare ciò che amo e ciò che so fare, la musica… tu hai una famiglia? Se si, prenditi cura della tua e non pensare alla mia!”;
La voce di Lukas Graham è particolare, acuta e potente mentre il sound della band è corposo ed avvolgente, i bassi molto presenti fanno da perfetto contrasto alle parti vocali. Buona parte della scena è dominata infatti dal bassista in camicia hawaiana che dotato di jack wireless è libero di muoversi su tutto il palco, sul quale corre indemoniato e salta per tutta la durata del concerto.  E’ il momento della canzone romantica che ad un concerto pop non può mancare, gli accendini e in mancanza di quelli i flash degli smartphone (sicuramente meno romantici della fiamma di un accendino, ma in possesso di chiunque, più pratici ed è quanto basta a rendere l’effetto scenico) si ergono in cielo per lo struggente lento “What happened to be perfect”. Sebbene prima parlasse di quanto si sia rifugiato nella musica per affrontare il lutto del padre, il danese rimarca il fatto che tiene davvero molto a sua madre, la rispetta e le ha anche dedicato un brano nell’ultimo album. Così ecco l’esecuzione di “Mama said”, allegra quando basta per permettere al pubblico di ballare sulle sue note e di cantare in coro il ritornello orecchiabile: il brano ha derivazioni hip hop e risulta davvero efficace dal vivo, elettrizzante. La chiusura è affidata a “Funeral”, che chiude anche l’omonimo disco. I Lukas Graham escono e ritorna dopo pochi minuti solo il cantante, che presenta la band facendo urlare più volte al pubblico il nome di ogni singolo componente, per poi farlo salire nuovamente sul palco. Mancavano infatti due dei brani più celebri all’appello, “Happy home” ed il singolo “7 years”, che ha dominato a lungo le classifiche europee: Lukas ricorda ciò che ha imparato negli anni, ripercorrendo tutto cronologicamente e partendo da quando aveva appunto sette anni. Ipotizza e si pone domande quindi sul suo futuro, su quando di anni ne avrà almeno il doppio di quanti ne ha ora. Sorge spontaneo suggerirgli di guardare al futuro si, ma senza rimuginarci troppo e senza arrovellarsi, per ora sta facendo tutto molto bene e pare stia andando tutto per il meglio."

Matteo Galdi per www.rockol.it


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