Linkin Park @ Rock In Roma – 2015

Cliente: The Base

6 Settembre 2015

(Foto di Danilo D’Auria per www.qubemusic.it, Ivan Elmi per www.metallus.it)

I Linkin Park hanno bisogno del pubblico, ma in questo caso accade qualcosa di più..

I Linkin Park ed il pubblico italiano, incontratisi a Roma, si sono armonizzati e sostenuti durante l’intera ora e quarantacinque di performance. Si capisce immediatamente che la serata sarà delle migliori, non appena il gruppo esplode sul palco in quello che sarà il primo brano “Papercut”.

La carica si trasmette da persona a persona contagiando tutti i presenti. I Linkin Park hanno bisogno del pubblico, ma in questo caso accade qualcosa di più. Si sente attraverso le espressioni, i movimenti, i volti delle persone, che il pubblico ha bisogno dei Linkin Park, dell’energia e della rabbia che esprimono attraverso la loro musica.

Le persone presenti hanno bisogno di sfogare, di tirare fuori la confusione, l’instabilità, il senso di disagio che la quotidianità procura loro ed incanalarlo in qualcosa. Si sono dati appuntamento qui, con i sei californiani.

Non c’è consapevolezza di intenti, ma lo scambio riesce e si percepisce. I primi brani sono una scarica di adrenalina che parte dal basso e si libera sopra la zona dell’Ippodromo. Con “One Step Closer” si tocca un picco dove Chester si sporge dal palco, piegato, urlante e il pubblico si protende rispondendo con la stessa grinta. - www.rockol.it

Dopo una lunga attesa e quasi mezz’ora di ritardo rispetto all’orario stabilito, alle 22.10 circa le luci si spengono ed un boato assordante scuote l’Ippodromo delle Capannelle.

Quale sarà il brano scelto dai Linkin Park per aprire le danze? I Linkin Park si affideranno ad una hit dell’ultimo The Hunting Party o partiranno subito in quarta con un classicone? La risposta arriva presto e, intelligentemente, i Linkin Park inaugura lo show con Papercut, accolta con grandissimo entusiasmo dai presenti, che scandiscono passo dopo passo ogni sillaba dei due cantanti.

Chester Bennington appare da subito in gran forma, fisica e vocale, dal momento che salta ovunque come un indemoniato e, soprattutto, regge alla grande sia le note clean che quelle in scream; l’urlo Beneath my Skin! di Papercut è infatti lacerante nella sua potenza ed il pubblico va in visibilio, con il sottoscritto che spacca regolarmente i timpani ai suoi vicini, prima che la gola inizi già a protestare per lo sforzo.

La scena, come prevedibile, è monopolizzata dai due cantanti, con gli altri musicisti, a partire dal chitarrista Brad Delson, che restano un po’ in ombra, pur eseguendo diligentemente il loro compito. Senza un attimo di respiro, la band sciorina subito altre canzoni, intervallando in maniera appropriata brani più risalenti ad altri più recenti: abbiamo così l’energica Given Up, tratta dal discusso ma comunque valido Minutes to Midnight, l’evocativaRebellion da The Hunting Party, ma anche One Step Closer e Points of Authority, provenienti dall’indimenticato Hybrid Theory.

E di nuovo A Line in the Sand, altro estratto dal nuovo album. Mentre Rebellion viene accolta tutto sommato con calore, A Line in the Sand sembra convincere meno gli spettatori, segno che probabilmente The Hunting Party non ha ancora fatto del tutto breccia fra i cuori dei sostenitori dei Linkin Park, benché si tratti con ogni probabilità del miglior lavoro da otto anni a questa parte.

Il motivo, forse, va ascritto anche alla prestazione un po’ monocorde di Mike Shinoda, che costituirà forse l’unico punto debole della serata, specialmente se raffrontata all’energia di Bennington. - www.metallized.it

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