Deep Purple @ Rock in Roma 2013

Cliente: THE BASE

22 Luglio 2013

Un concerto straordinario quello di lunedì 22 luglio a Roma, tenuto dagli inossidabili Deep Purple. Mai sulla via del tramonto, in forma smagliante, i cinque hanno offerto ad un pubblico accorso numeroso da tutto il centro Italia uno spettacolo misto tra tecnica professionale e divertimento puro.

Finalmente sul palco la band che tutti aspettano Deep Purple. Un breve problema tecnico ad inizio concerto, dovuto ai monitor di Paice, e dal terzo pezzo in poi il gruppo ha messo la marcia giusta proponendo una buona scaletta di brani divisa tra quelli vecchi e quelli dell’ultimo album “Now What” (ben 4 ); naturalmente la parte del leone la recitano i brani d’annata: l’inizio è travolgente, la micidiale Fireball con attaccate altre perle del periodo 1970-71, Into the Fire, Hard Lovin’ Man e Strange Kind of Woman.

Il quinto pezzo è l’ultimo singolo da poco realizzato, la divertente “Vincent Price”. Arrivano anche i momenti singoli dei musicisti con assoli professionali, da sempre vero punto di forza dei Deep Purple: tocca a Steve Morse per primo esibire la sua tecnica, ma è con Ian Paice, sicuramente, e la sua “The Mule” che i Deep Purple sbalordiscono il sempre più caldo pubblico romano quando, ad assolo già iniziato, senza fermarsi, si spengono tutte le luci, lasciando vedere solo le sue bacchette illuminate sulle punte per sfoderare un assolo all’altezza della sua fama, potente, preciso, elegante.

Don Airey alle tastiere si diverte invece a giocare con vari temi classici prima di partire con “Lazy” e “Perfect Strangers”. Anche Ian Gillan, durante i bis, gioca: il cantante sa che non può più far sentire le urla belluine che l’hanno reso celebre in passato, quindi, in maniera professionale, tira fuori una splendida voce per “Hush” e “Black Night” e visibilmente ci regala un sorriso sfoggiando occhiali neri e una giacca color oro sopra un gilet di seta lucida purple (un abbigliamento degno del miglior James Brown).
Finiscono anche i bis.

Il pubblico dei Deep Purple ( di tutte le età, giovani, meno giovani, padri 50enni felici di far sentire ai propri figli la musica con la quale son cresciuti e che non morirà mai) non se ne vuole andare, chiede ancora qualche canzone, ma le luci dell’Ippodromo si accendono, finiscono gli anni ’70, si torna nel presente felici e appagati.  - powered by Kick Agency -