Arisa @ Auditorium PdM Roma 2014

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10 Dicembre 2014

(fonte romasuonabene20.altervista.org di Sonia Perilli
foto di Massimo Rendina, www.ernestonotarantonio.com, www.loudvision.it di Giuditta Danzi   )

Arisa, accolta da uno scroscio di applausi.

Dopo aver girato in lungo e in largo l’Italia col “Se Vedo Te Tour”, Martedì 9 dicembre 2014 Arisa torna all’Auditorium Parco della Musica di Roma per la penultima data del suo tour, che si chiuderà a Milano il 13 dicembre 2014.

Sarà il freddo appena arrivato, o il fatto che Arisa manca a Roma da soli 5 mesi, ma in sala c’è più di qualche posto vuoto. Con circa quindici minuti di ritardo, le luci nella sala Sinopoli dell’Auditorium si spengono, e, preceduta dai suoi musicisti, sul palco arriva Arisa, accolta da uno scroscio di applausi. Prima di attaccare con “Se Vedo Te”, lei manda un bacio al suo pubblico, così caloroso solo a vederla.

Dopo aver proseguito con “Dici Che Non Mi Trovi Mai”, tratta sempre da “Se Vedo Te”, disco che verrà eseguito quasi per intero, ci si tuffa nel passato con “Malamorenò” dell’omonimo disco del 2010 e “Piccola Rosa”, tratta dall’album che lanciò Arisa nel 2009. È con “Sincerità”, però, il suo primo singolo di successo, che l’emozione cresce, probabilmente anche troppo per Arisa, che dimentica il testo della canzone e chiede aiuto al suo pubblico. Quest’ultimo ride, applaude e fa quanto richiesto.

Arisa scherza molto coi presenti, così prima di iniziare “Piccola Rosa”, dai ritmi più lenti, spiega che l’inizio era pensato proprio per svegliare il pubblico e per fargli accorgere che la band fosse sul palco. Sorseggia a volte acqua altre uno spumantino ma non perde mai occasione di scambiare battute coi suoi fan. Che sia definire il ritornello di “Controvento” un po’ simile ai cori da stadio, o commentare la scomodità dello sgabello, Arisa sembra più stare in un piccolo locale a suonare tra amici che nell’Auditorium di Roma. A tratti sembrerebbe anche un po’ brilla, ma, se anche fosse, non ha inciso sulla sua performance.

La memoria la abbandona su altri due pezzi che sceglie di far iniziare daccapo perche “Non posso stravolgere il senso delle canzoni, anche se questa è la mia testa che prende il sopravvento” con chiaro riferimento ai cosiddetti lapsus freudiani.

Per chi ripone la propria fede in Dave Gahan, quando partono le note di “Personal Jesus” dei Depeche Mode, che Arisa inserisce spesso in scaletta, la profanazione è dietro l’angolo. Eppure bisogna riconoscerle che è riuscita a darle un tocco personale senza stravolgere la storica canzone. Stesso discorso anche per l’altra cover, “Cuccurucucu”, di Franco Battiato.

Sul finale ci tiene a omaggiare Mango, ma chiede al pubblico il permesso di soffermarsi sul suo ricordo. Un applauso alla sua memoria, vede i presenti in piedi a tributare all’artista scomparso di recente il meritato onore.

Arrivati al bis la seconda canzone viene scelta da Arisa in base alle richieste del pubblico, diviso tra “Pace”, “La Mia Strana Verità” e “Quante Parole Che Non Dici”, che prevale tra le tre. Terminato il concerto non resta che sfidare di nuovo il freddo per tornare a casa.  - powered by Kick Agency -